Tanti anni fa, mentre frequentavo l’università, conobbi un ragazzo del mio corso. Era molto carino e mi piaceva chiacchierare con lui. Eravamo all’ultimo anno ed eravamo abbastanza in fermento tra gli ultimi corsi da seguire, gli esami da fare e la tesi da scrivere. Mi raccontò che sarebbe dovuto partire per Stoccolma per svolgere lì una parte della sua tesi.
E poi un giorno non lo vidi più a lezione, era già partito? Accidenti! E non l’avevo neppure salutato…
Andai allora nello studio della sua professoressa per cercare sue notizie. Trovai una dottoranda che mi disse che era già partito per la Svezia e che sarebbe stato via qualche mese. No…. E come si poteva fare? Le chiesi se c’era un modo per contattarlo e lei mi diede il suo indirizzo e-mail.
Ma come funzionano queste modernità? Io non sapevo come fare… Chiesi allora ad una mia amica di darmi una mano. Anche lei era in tesi e nel dipartimento che frequentava c’era una sorta di mail collettiva che ognuno poteva utilizzare. Ci mettemmo a scrivere specificando che nella risposta bisognava scrivere nell’oggetto a chi era indirizzata la posta. Che emozione scrivere e sapere che sarebbe arrivata subito a destinazione!
Però tutto questo era troppo macchinoso. Dovevo prendere la bici e andare dalla mia amica sperando che il computer fosse libero. Decisi quindi di farmi una casella di posta elettronica, mi sembrava una cosa complicatissima…
Una sera colsi l’occasione. Ero uscita con degli amici e andammo in un locale dove c’erano a disposizione dei computer con il collegamento internet. Mi sedetti lì con un’amica e provai, ma ero troppo imbranata, non sapevo proprio da che parte iniziare. Chiesi allora ad un ragazzo che lavorava lì che mi aiutò molto volentieri. Dovevo scegliere un nome per il mio indirizzo? Ma che stranezza era mai questa?
Ci pensai un attimo e decisi di chiamarmi sabato27!
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